IL RITORNO DELL’AGNOSTICO – GIANNI TESTONI

27 maggio 15:30, 15 ottobre 19:00

IL RITORNO DELL’AGNOSTICO
AL CASTELLO DEL VERGINESE
GIANNI TESTONI

A cura di SPAZIO TESTONI PROJECT

Dal 27 maggio al 15 ottobre 2023 nelle sale di Vinaia del Sapere

Apertura sabato 27 maggio dalle 15.30 alle 19.00

Gianni Testoni era un Artista.
L’Artista rende visibile la sua immaginazione incarnandola in un pezzo di materia e si collega con Dio in una trasmissione della propria essenza agli uomini presenti e futuri.
L’opera d’arte è la diversità, è l’irripetibile.
Dio è il totalmente altro.
Un Artista può dunque evitare di trattare con l’Invisibile?
Gianni Testoni ha voluto diventare Agnostico nel tentativo di salvare Dio attraverso la negazione della conoscenza, perché il Dio della Giustizia gli appariva ingiusto verso tanti e per primo verso di lui, verso quella sua vita faticosa, regolare in apparenza, ma sbrindellata internamente.
Difficile dimenticare gli inchiodati in croce che nei suoi quadri aggrediscono lo spettatore urlando in silenzio la frase antica: “ o vos omnes qui transit per viam attendite et videte si est dolor sicut dolor meus “ (Lam. 1,12).
Ogni crocefisso pende dall’albero della vita “un albero le cui radici poggiano sull’inferno e la cui cima giunge fino al trono di Dio e che ingloba il mondo tra i suoi rami“ (quesito germanico medievale). In San Bonaventura: “la croce è un albero di bellezza; consacrato dal sangue di Cristo, esso è colmo di tutti i frutti”.
Anche nelle opere di Testoni le croci sono quasi sempre alberi in germoglio, perché il legno stesso si ribella di fronte all’ingiustizia, ma non riescono a produrre frutti di riscatto.
Nel quadro “I Re Magi“ l’uomo inchiodato attende comunque qualcosa: la felicità o piuttosto la pace che gli sembra dovuta, ma tanto tempo è passato che uomo e legno si sono compenetrati divenendo una cosa sola; l’uomo albero con il naso da burattino, gestito dai fili della sorte, attende una improbabile salvezza ingegnandosi a germogliare in modo autonomo perché i doni dei Magi sono rimasti alla discrezione di una ruota in cerca di riparazione.
La crocifissione dovuta alla delusione provata per il fallimento di una causa amata appare nell’opera che mostra un Cristo del Mantegna rovesciato ed inchiodato alla città in cui l’autore aveva riposto le speranze di una gioventù impegnata in politiche radicali.
Il sacrificio visto come atto di amore di Cristo può dunque essere l’ispirazione che questo Artista mantiene in sotto traccia: non gli è ignoto il sentimento di appartenenza, forse gli manca la fede, vista come capacità di abbandono ad una potenza superiore; in Testoni è sempre l’uomo a rendersi attore tragico delle proprie vicende.
Come protagonista di altro dramma, lui avrebbe voluto spesso spegnere la luce del palco e mandare a casa il pubblico; il fruitore delle sue opere sembra non interessare Testoni, occupato come si trova a rovesciare disperazione ed ironia sulla tela: gli spettatori restano al buio, senza una maschera che li guidi al loro posto.
Testoni cerca intanto di riprodurre quella luce cruda, desertica che nel “666“, il suo quadro più asciutto, illumina tutta la terra di Nod (“… Caino si allontanò dal Signore abitò nel paese di Nod, ad oriente di Eden“). Il sole di Satana che rende taglienti gli spigoli “… nel paese segreto/che portiamo dietro il nostro viso pietrificato…dove gli uomini tacciono, troppo stanchi per essere disperati“ (Ben Cami)
Ipercritico come ogni tormentato, dipingeva quadri come specchi in cui vedeva sempre sé stesso e le proprie perdite non accettate, pur trovando nella creazione artistica qualcosa di vagamente conosciuto: il tentativo di svelare quel mondo mistico che gli abitava l’anima. Il risultato era però una creazione senza riscatto, perché ferocemente attaccata al contingente.
La risurrezione dunque non appare: è sempre l’uomo, oppure un ideale, il protagonista del dolore e si sa che l’uomo può risorgere solo per mezzo della fede in Cristo, in quel Cristo che sappiamo ammirato da Gianni anche quando ipotizzava che potesse scegliere di seguire il Diavolo e rifiutarsi al martirio ( Se..ai Getsemani ) simile ad ogni uomo che cerchi di parare i colpi del destino; ma per Gianni Testoni non ci sono vie di mezzo: perfino Gesù doveva sottostare alla legge dell’assoluto e se avesse evitato di compiere la sua missione sarebbe divenuto preda di Satana.
Il Dio atteso, che non si mostra mai, è quello della gioia, quello del Nuovo Testamento, invece quel Dio Veterotestamentario che abbandona chi non lo segue con fedeltà assoluta, rimane ad osservare, dietro la palla di sole che non scalda, da ogni quadro.
Sempre appartenente alla visione Veterotestamentaria è Elia il Tosco (che per la città del fuoco vivo t’en vai..): il profeta che, dopo aver ottenuto da Jahvè un fuoco dal cielo che consumasse il suo sacrificio dimostrativo sul monte Carmelo, uccise personalmente tutti i profeti di Baal, qui diventa viaggiatore spaziale che dal suo carro volante lascia cadere una neve di fuoco su di una terra spezzata.
Il tema della morte come neve appare protagonista in “Sul Golgota” e “Giù”: i due quadri dove il sacrificio di un piccolo crocefisso non viene notato da chi continua a svolgere i compiti di una vita banale: in questa impossibilità alla comprensione, alla condivisione profonda, si estrinseca la domanda dell’uomo che si ribella ad una fine vista come inevitabile annientamento del risultato di ogni attività umana.
Gianni Testoni cercava di essere Agnostico anche rifiutando di apparire sulla scena artistica, perché comprendeva come lasciare che i suoi quadri avessero avuto un pubblico avrebbe significato rischiare che, in un movimento a rimbalzo, i significati sottesi alle opere gli ritornassero modificati e modificassero lui stesso in un’opera creatrice circolare che gli avrebbe ricordato troppo quella della Trinità, dogma predicato negli anni di scuola dai Padri Gesuiti. “San Sepolcro “ è l’unica pala d’altare in cui si ipotizza una risurrezione; tra un Santo Ortodosso ed una Pia Donna, si erge un quadro dentro il quadro : il crocifisso vola senza croce, colpito dalla morte, mentre
una città, espressione della creatività dell’uomo, si ribalta al suo sommo. La risurrezione si anima di un serpente scacciato, ma il risorto rimane uomo e l’arancia che mostra rimane il frutto di un Paradiso molto terrestre. Si indovina che l’uomo ritornerà a scegliere frutti che non gli competono e verrà crocifisso di nuovo perché la speranza che deriva dalla fiducia non ha casa nel mondo tormentato ed aggressivo di questo Artista.
Se una natura assolutamente votata alla giustizia poteva portare Gianni Testoni alla scelta radicale di una vita santa, la stessa inflessibilità lo ha portato invece al vano tentativo razionale di escludere dal suo mondo la nostalgia di cui parla S. Agostino (“ci hai fatti per Te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te…”) scegliendo di diventare paladino della dignità umana distrutta dalla sorte, in una ribellione teorica contro quel Dio con un occhio azzurro e uno blu che porta i dieci comandamenti legati alla cintura, contro quel Dio che, nonostante i richiami urlati dall’inchiodato alla vita, si nascondeva nel silenzio.
Dunque la disperazione? Forse, a tratti, ma rimane comunque ineliminabile la nostalgia, quella nostalgia che in tutte le opere di Testoni si rivolge inquieta verso l’Assoluto.
Luglio 2006 Silvia Manfredini (Teologa e docente di Storia delle Religioni)

Gianni Testoni è nato a Castello di Serravalle in provincia di Bologna il 4 gennaio 1944, di famiglia bolognese da molte generazioni, ha vissuto a Bergamo, Venezia ed infine a Bologna fino al 19 gennaio 2005, data della sua scomparsa.
Le sue opere sono realizzate ad olio su tavola ed ha appreso le tecniche di preparazione delle tavole alla maniera fiamminga presso una famiglia di pittori professionisti nella città di Bergamo. E’ in questa città che nel 1971 Gianni Testoni ha presentato la sua prima personale importante presso la Galleria d’Arte “Il Carrugio”, a scopo culturale, e sempre a scopo culturale sono seguite le sue personali principali in Italia e la presentazione di sue opere anche all’estero.

 

Giornate e orari di apertura:
mercoledì e venerdì dalle 8.30 alle 13.30;
sabato, domenica e festivi dalle 9 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.

La mostra NON sarà visitabile sabato 10 e domenica 11 giugno 2023

Per informazioni: 335236673 verginese@atlantide.net

Scarica la locandina Il ritorno dell’agnostico